Vinyl, la serie tv firmata da Martin Scorsese, continua a far parlare molto di sè, nonostante risultati ancora non eccezionali in termini di audience.
Ambientata nel 1973 in una New York che vede scorrere droga e sesso in dosi industriali, la fiction cui hanno contribuito anche Mick Jagger e Terence Winter (già noto per aver posto il suo timbro su Boardwalk Empire e I Soprano) racconta in pratica la rivoluzione in atto nel mondo discografico in quel periodo. Una rivoluzione che vede i musicisti bilanciare i rapporti di forza sino allora esistenti, ponendo le basi dello Star System attuale.
Il protagonista principale è Richie Finestra (interpretato da Bobby Cannavale), il numero uno della American Century Records, etichetta che sta cercando un faticoso rilancio appoggiandosi su una punk band in ascesa, i Nasty Bits.
Vinyl è una serie tv che basa il suo fascino non solo sulle vicende descritte, ma anche e soprattutto sulla narrazione di un’epoca, gli anni ’70, spesso sottovalutati o addirittura maltrattati in sede di ricordo.
Lo stesso Scorsese sembra in effetti puntare con estrema forza sugli aspetti più negativi di un decennio assolutamente diverso da quello precedente, calcando la mano sul consumo di droga e sugli eccessi sessuali della scena musicale e del management che gli gira intorno.
Forse proprio per questo Vinyl è una serie tv in pericoloso bilico tra una fine precoce e affrettata da riscontri di pubblico non esaltanti, e uno sviluppo in grado di farne il grande successo che per certi aspetti meriterebbe.
Il ruolo di Mick Jagger
Se Scorsese firma la regia e caratterizza Vinyl, la serie tv di Hbo deve molto anche a Mick Jagger, il leader dei Rolling Stones. Proprio a lui, in effetti, molti critici ascrivono la decisione di mettere in grande risalto le atmosfere di una New York decadente, maledetta, nella quale si aggirano come pescecani produttori che non si fanno alcuno scrupolo morale nel partecipare a festini a base di sesso, droga e rock’n’roll. In pratica Jagger viene visto come la mente di un’operazione tesa a screditare la scena artistica a stelle e strisce nei confronti di quella scuola britannica di cui proprio le pietre rotolanti sono state uno dei maggiori simboli.
Probabilmente una forzatura indotta però dalla constatazione che la serie non mette in analogo rilievo la grande sintonia con la modernità e i fermenti positivi di una New York vista in pratica come una sorta di capitale della perversione e di una commistione tra soldi e musica assolutamente deleteria per la creazione artistica.
Proprio Mick Jagger può in effetti essere considerato il motore dell’operazione sfociata nel varo di Vinyl, che ha preso il posto di un film sull’industria discografica nel corso degli anni ’70 cui il frontman degli Stones lavora da sempre. La sua antica amicizia con Scorsese, che dura ormai dal 1976, lo ha infatti spinto a rivolgersi a uno dei maestri indiscussi della regia cinematografica, trovando immediato ascolto. Un ascolto derivante in particolare dalla passione per il rock che il regista di Taxi Driver non ha mai nascosto.
Il risultato scaturito da questa inedita collaborazione, se non ha ottenuto i numeri che pure ci si poteva aspettare in termini di platea televisiva, ha comunque dato vita ad un prodotto molto curato e in grado di dare un’idea del vitalismo spesso disperato della scena musicale dell’epoca.
Alcuni segreti di Vinyl
Vinyl è una serie tv che punta con grande forza sulla musica e lo fa proponendo non solo concerti e feste, ma anche una colonna sonora di grande spessore cui hanno collaborato tra l’altro alcune rockstar come Julian Casablancas (il leader degli Strokes), Iggy Pop e Chris Cornell (la mente dei Soundgarden). Nella serie inoltre fanno spesso capolino alcune delle stelle di quel periodo, come ad esempio John Lennon, Robert Plant e David Bowie, naturalmente interpretati da attori.
Se la musica degli anni ’70 è largamente protagonista, i brani principali sono però del tutto inediti. In particolare il brano che accompagna ogni puntata, Sugar Daddy, è opera di Sturgill Simpson, un cantautore già noto sulla scena country che è stato premiato dalla nomination ai Grammy Awards.
Vinyl è una fiction che punta molto sulla rievocazione di un periodo incredibile a livello di costume tanto da ricrearlo nei minimi dettagli. In questa operazione un ruolo essenziale è quindi svolto dai costumi, cui ha collaborato John Dunn e che tendono a ricreare lo stile di un decennio il quale inizia con il flower power e termina coi primi embrioni del punk. Proprio sui costumi ha peraltro avuto un largo influsso Mick Jagger, una delle indiscusse icone di stile del periodo che, come tale, non ha esitato a fornire i suoi preziosi pareri.
Naturalmente la rievocazione d’epoca di Vinyl non poteva tralasciare la ricostruzione delle location principali, a partire dalla facciata dell’ormai celebre negozio della Rough Trade, presa in prestito per dare un’idea di quella che rese famosa la catena di negozi musicali Sam Goody. Come è del resto stata riprodotta con estrema fedeltà la mitica Factory di Andy Warhol che, come altri luoghi simbolo dell’epoca, è stata ricostruita in un quartiere di Brooklyn, Williamsburg.
In definitiva, Vinyl se non diventerà una serie tv di grande successo, avrà perlomeno avuto il merito di riportare alla mente un decennio troppo spesso sottovalutato come gli anni ’70, dando vita ad un’operazione culturale di grande rilievo.